MATE' Maria Teresa Isenburg Negri da Oleggio

MATE' Maria Teresa Isenburg Negri da Oleggio

dal 21 febbraio 2007 al 25 marzo 2007

Libreria Bocca - Galleria Vittorio Emanuele II 12, 20121 Milano

Da circa dieci anni organizzo mostre, di artisti contemporanei è un lavoro che, tra una difficoltà e l’altra, faccio con piacere, ovviamente alternato a quella che è la mia principale attività: il libraio. Il rapporto con chi fa arte, l’Artista, è sempre diverso, in questo caso l’esperienza serve solo per essere il più pratico possibile, infatti come in tutti i rapporti interpersonali, non ci sono regole fisse su come doversi comportare o su cosa dire. Ogni mostra rappresenta un passo in più in un mondo che solo apparentemente può sembrare chiuso e ristretto, l’arte, soprattutto quella contemporanea, non è un mondo riservato agli addetti; gli artisti per primi, non amano essere ignorati dal pubblico e si lamentano quando i vernisage sono deserti, a differenza del passato, dove la prassi era non presenziare neppure. Oggi tutte le presentazioni sono delle vere e proprie celebrazioni, feste nella festa, tutto è più veloce e frenetico, la mostra deve funzionare il giorno della presentazione se non addirittura prima dell’apertura ufficiale. La durata serve solo per concludere trattative, contatti, vendite e nuove esposizione. Il fine è la diffusione dell’opera, la sua circolazione sul mercato, un meccanismo in cui ci cascano molti, ma spesso, anche qui esistono le famose, mosche bianche. Ci sono personalità al di sopra delle parti che, con il loro passato più o meno ricco di riconoscimenti ed esposizioni, si estraniano, non chiedono, non si propongono, ma sono capaci di coinvolgerti, interessarti e mostrarti le loro opere con quella competenza tipica dei grandi. È questo il caso di Matè, nome d’arte di Maria Teresa Isenburg Negri. Un giorno è entrata in Libreria e, come spesso accade, c’era un amico comune che ci ha presentati, Sergio Dangelo. Matè è un’artista speciale che porta con eleganza e charme i suoi anni e ha una luce interiore forte e vibrante. Dopo quel primo incontro ci siamo visti spesso in Libreria e un paio di volte, a casa sua, con mia moglie Laura. Matè è una scultrice ma non interviene sulla materia, i suoi lavori non sono dipinti, ma si appendono, non hanno le dimensioni volumetriche di una normale scultura, ma a questa appartengono. Utilizza spesso il vetro, un materiale forte e delicato, trasparente e colorato:, ma anche ceramica, porcellana, plastica, specchio. Le sue opere sono agglomerati, stratificazioni di storie e di eventi accaduti. Da anni la sua ricerca sonda il riciclaggio di materiali di uso quotidiano e comune, piatti, piattini, tazze, tazzine, teiere, barattoli, zuccheriere e altro che, una volta rotti, pur perdendo la loro funzione primaria, vengono sapientemente riqualificati (riabilitati). Lei non sceglie un solo oggetto ne raccoglie molti, li recupera, li utilizza e, unendoli ad altri, dà loro nuova vita. Le sue accumulazioni diventano opere d’arte da ammirare e contemplare, con una loro storia da raccontare e testimoniare, appese alle pareti si affacciano sull’ambiente circostante che così viene riflesso, sfaccettato, smontato, ricomposto, distorto, ingrandito, rimpicciolito. È un dialogo unico, continuo, irripetibile, magico. Lo stesso appartamento vive delle storie di Matè, ricco di particolari di sue opere, di oggetti raccolti e non ancora utilizzati, di piccole sculture, di fiori e piante, animali imbalsamati o in ceramica, sculture etniche, maschere, un caleidoscopio di vita e ricordi, di frammenti di vite passate e presenti, sue, loro, nostre. Viaggiando per il mondo è una testimone degli avvenimenti a cavallo di due secoli, ricordi, pensieri e sensazioni che tornano sono presenti e fanno parte della sua arte. C’è il sole della Florida, il colore del deserto del Sahara, la terra d’Oriente e la sua filosofia, ci sono passato, presente e futuro nell’arte di Matè e tanto altro. Il piacere di essere incantati, affascinati e illusi di rivedere noi stessi riflessi nelle sue opere, la possibilità di interpretarle o essere interpretati da un’arte che ci è appartenuta nella quotidianità e ora non è più nostra ma di Matè che le ha dato nuova vita. 

Giorgio Lodetti

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