MIMMO SORMANI

MIMMO SORMANI

dal 01 aprile 2003 al 30 aprile 2003

Segrete di Bocca - , Milano

La storia antica, la scultura classica e l’orientalismo sono gli elementi che emergono nel lavoro creativo di Mimmo Sormani a cavallo fra il 2007 e il 2008. Sulle alture di Vallauris, in Costa Azzurra, riscopre la scultura nell’atelier dello sculture francese Max Siffredi e la trasforma in un’opera metafìsica che trascende la rappresentazione delle fattezze umane. Come nel Guerriero, i corpi scultorei di ispirazione greca, longilinei e proporzionati, sono al tempo stesso feriti e marcati da lacerazioni: quello che troviamo del passato dopo uno scavo archeologico, ferite fìsiche di una guerra con Sparta o ferite più intime e altrettanto laceranti. Il confronto con il passato e il retaggio del teatro greco, ma anche con un presente postmodemo, riveste le opere di una simbologia atavica e futuristica al tempo stesso come nelle teste che diventano simboli primigeni, maschere di un aldilà e di un futuro atemporale. Basta osservare la Venere al computer e il suo volto suggerito dalla semplicità delle linee metalliche che emergono dal corpo classico, per capire come, partendo dal classicismo di materiali e sembianze fisiche, l’artista aneli in realtà a suggerire una dimensione più metafìsica. In greco il termine prosopon designa sia la maschera che il volto vero e proprio, quasi che il confine fra i due sia labile e indefinito. Nella rappresenzazione scultorea di Mimmo Sormani le teste sono, anche quando si presentano come ritratti dettagliati, testimoni di un anelito verso mondi lontani come nella Venere africana o verso lo sconosciuto e il retaggio antico come nelle coppie di nudi del teatro greco o nella Medusa africana in cui serpentelli metallici si ramificano intorno al viso.

Il tema della Gorgone Medusa, guardiana della frontiera fra il mondo dei morti e quello dei vivi nella tradizione greca, è un soggetto dominante e ricorrente nella cultura occidentale, riscoperto nel Diciottesimo e Diciannovesimo secolo con rappresentazioni serene e classicheggianti che riprendono la Medusa Rondanini e altre più minacciose e profonde come nello Scudo con Medusa di Arnold Böcklin in cui prevale una messa in scena policroma della morte e del caos in cui le forze soprannaturali prendono il sopravvento. Quella di Sormani è una reinterpretazione molto personale in cui le fattezze classiche diventano africane e più astratte (si noti l’influenza che l’arte tribale ha avuto a partire dal primo Novecento su artisti come Derain, Picasso e Vlaminck che si entusiasmarono per le maschere e le sculture africane, percepite come conferma del loro desiderio di astrazione). D’altrocanto, il simbolismo dei serpenti mortali viene metaforizzato e transumato in linee metalliche, quasi che la morte fosse trasformata e il caos riappacificato. 

Sul finire del 2007 un evento familiare molto duro riporta il tema della vita versus morte a dominare l’opera dell’artista in maniera più cupa e lacerante. Nell’Apocalisse, opera composita con elementi modellati in grès ed engobbi, il mare è devastato, lacerato e saturato da frammenti di pesce, squame, coralli e alghe come se un’esplosione sottomarina avesse sovvertito l’ordine del mare. I colori sono cupi, la morte è palpabile, solo qualche luce e tonalità più accesa danno il segno di una vita forse ancora possibile. Nelle opere successive il tema del mare è ripreso, ma è un mondo subacqueo nuovo, con il rosso del corallo (che secondo Ovidio nacque proprio dal sangue di Medusa) che prende il posto del grigio scuro, con pesci che rinuotano liberi e coralli che si sviluppano, quasi a testimoniare il ciclo della vita che riprende. Il 2007 e il 2008 sono anni chiave nella vita dell’artista che fa propria l’arte della tradizione scultorea europea e più in particolare francese da Carpeaux a Bourdelle a Picasso scultore e ceramista, la reinterpreta e la proietta verso il senso ultimo della vita, nelle sue certezze e nelle sue contraddizioni, di fronte alle sfide più grandi come la morte. L’opera di Mimmo Sormani porta in sé tutto il retaggio storico della cultura occidentale di cui siamo il frutto, dall’Antica Grecia ad oggi. A questa nostra cultura millenaria e all’opera di mio padre così densa di significato, così classica e cosi innovativa al contempo, rendo omaggio.

Marco Sormani


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